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razie ai benefit, le aziende possono valorizzare la collaborazione con i propri dipendenti e ottenere vantaggi fiscali. Al contempo, il personale si sente gratificato e incentivato a dare il massimo, oltre alla possibilità di trovare maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro. Ma come funziona il welfare aziendale in busta paga?

Leggi nel nostro articolo quali sono i casi in cui i benefit vengono erogati nel cedolino. Scopri anche qual è la tassazione prevista secondo la normativa vigente e le tre principali opzioni a disposizione. Avrai così un quadro più chiaro della situazione e potrai orientarti meglio nella scelta di un piano welfare ad hoc.

Come funziona il welfare aziendale in busta paga

Prima di capire come e quando erogare il welfare in busta paga, vale la pena ricordare di cosa stiamo parlando. Con il termine welfare aziendale si fa riferimento a tutto quell’insieme di iniziative tramite cui il datore di lavoro tutela il benessere del personale. Dall’assistenza sanitaria privata agli asili nido per i figli dei dipendenti, passando per voucher e corsi di lingua, ci sono tanti sistemi utili per motivare lo staff. 

Questi particolari benefit possono essere distribuiti direttamente dall’azienda oppure da fornitori esterni convenzionati. Tra le voci che appaiono nella busta paga troviamo:

  • buono carburante;
  • mensa aziendale;
  • buoni pasto;
  • assicurazione privata;
  • previdenza complementare;
  • telefono e auto aziendale;
  • rimborsi spesa;
  • buoni spesa;
  • bonus una tantum.

Risulta quindi chiaro che il welfare aziendale in busta paga può prevedere somme in denaro, ma anche i beni o servizi corrisposti in natura. Questi ultimi devono comunque apparire nel cedolino, ma dal punto di vista fiscale c’è una diversità di trattamento che deve essere valutata con attenzione. 

Le norme sul welfare aziendale 2024 prevedono infatti dei limiti di deducibilità per i fringe benefit, che vengono considerati come una retribuzione aggiuntiva e sono concessi solo ad alcuni gruppi ristretti di dipendenti. Ne sono un classico esempio il cellulare e la vettura aziendale.

I flexible benefit, come i corsi di formazione, gli abbonamenti ai mezzi e le rette dell’asilo nido, sono una forma retributiva complementare garantita a fasce più ampie del personale. A volte già inseriti nei contratti nazionali, sono completamente esenti da tassazione e deducibili, salvo alcune eccezioni.

La particolarità dei rimborsi spesa

Tra le voci non tassate in busta paga ci sono i rimborsi spesa, che vengono sommati al netto della retribuzione mensile. Può trattarsi del rimborso per viaggi, hotel, parcheggi e altri costi sostenuti dal dipendente e concordati con l’azienda. Per avere diritto al rimborso, è però necessario presentare la nota spese e le relative ricevute. La tassazione non avviene proprio perché è un costo già anticipato dal dipendente. Non devono essere confusi con i buoni spesa, che offrono ai dipendenti una somma prestabilita da usare nei negozi e nei siti convenzionati.

Come funziona la tassazione sul welfare aziendale

Abbiamo già accennato ad alcune differenze chiave tra i vari benefit, ma vediamo nel dettaglio come viene tassato il welfare in busta paga. Conoscere i limiti di tassazione può orientare l’impresa nella scelta del piano più adatto per le proprie esigenze e per il personale assunto.

Fringe benefit

La soglia massima di esenzione attualmente è fissata a 258,23 €; fanno eccezione i dipendenti con figli a carico, per cui il limite si alza a 3.000 €. L’auto aziendale è un esempio classico di fringe benefit.

Buoni pasto

I buoni cartacei sono esenti da tassazione fino a massimo 4 € al giorno, mentre per quelli elettronici la soglia si alza a 8 € al giorno. Per l’azienda è anche prevista l’IVA agevolata al 4%, ma solo per il formato elettronico.

Previdenza e assistenza sanitaria integrativa

Nel caso il dipendente scelga una forma di previdenza complementare supportata dall’azienda, il limite annuo di esenzione è pari a 5.164,37 €. Per l’assistenza sanitaria integrativa la soglia annuale è invece fissata a 3.615,20 €. 

Considerate tutte queste variabili in gioco, per l’azienda è fondamentale tracciare un piano di benefit ben equilibrato, che offra vantaggi a entrambe le parti. Ad esempio, le soluzioni per il welfare aziendale di Coverflex si attivano in pochi click e sono apprezzate da aziende e dipendenti. Tramite un’apposita card, collegata alla piattaforma per avere una panoramica generale, i benefit sono immediatamente disponibili e possono essere usati su tutto il territorio nazionale.

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Welfare aziendale in busta paga: le 3 opzioni

Il welfare in busta paga è stato normato attraverso gli articoli 51 e 100 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi), che stabilisce quali sono i redditi da lavoro dipendente e come vengono tassati. Tramite le successive leggi di stabilità del 2016, 2017 e 2018 è stata poi introdotta la possibilità di convertire i premi di risultato in benefit per i dipendenti: mettiamo a confronto le tre principali opzioni.

Premio di risultato

Quando l’azienda riesce a raggiungere i suoi obiettivi, non importa se siano a breve o lungo termine, può scegliere di riconoscere e remunerare il duro lavoro dei dipendenti grazie a un premio di risultato. Di fatto, è una somma che va ad aggiungersi allo stipendio in caso di grandi traguardi di qualità, produttività e innovazione.

I dipendenti possono poi decidere di ricevere il premio in busta paga con una tassazione agevolata del 5%, a patto che non ecceda i 3.000 € lordi all’anno, che il reddito dell’anno precedente sia inferiore a 80.000 € e che sia stato siglato un accordo aziendale. Per l’impresa, invece, la somma è deducibile ai fini IRES.

Premio di risultato convertito in welfare

Considerata la tassazione sul premio di risultato, seppur agevolata, i dipendenti possono optare per la conversione del premio in welfare. La somma corrispondente potrà essere usata per le spese della scuola, l’assistenza ai familiari anziani o malati e altri benefit. 

Per entrambe le parti la somma non è soggetta a tasse o contributi, ma restano i limiti di 3.000 € e 80.000 € nel caso si scelgano l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare.

Welfare premiale

Infine, c’è anche un’altra opzione che garantisce l’assenza totale di tassazione. Il cosiddetto Welfare premiale, chiamato anche Welfare puro o On top, prevede che il datore di lavoro metta a disposizione beni o servizi in aggiunta alla normale retribuzione. 

Non è necessario alcun accordo aziendale o sindacale, come accade nelle altre due opzioni, ma basta solo un regolamento aziendale interno. In più, non ci sono importi massimi o limiti sul reddito annuale e l’importo viene escluso dal calcolo del reddito ai fini ISEE. In sintesi, è un risparmio per tutti.

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  • Tempo libero: un budget da spendere per attività e servizi di vario tipo (sedute dallo psicologo, pacchetti vacanze, abbonamenti alle principali piattaforme di streaming...) tramite la Coverflex Card;
  • Trasporto pubblico: consente di richiedere rimborsi per le spese relative al trasporto pubblico, anche per i familiari a carico;
  • Istruzione: offre rimborsi relativi alle spese di istruzione per tutta la famiglia;
  • Assistenza familiare: con cui richiedere rimborsi per i servizi di assistenza sanitaria per i membri della famiglia over 75 o non autosufficienti.

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