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benefit aziendali offrono un grande vantaggio in termini di soddisfazione del personale, a cui si aggiunge anche l’aspetto fiscale favorevole. Vuoi saperne di più su come funzionano i rimborsi welfare e le detrazioni nel 730? Leggi il nostro articolo per scoprire cosa comportano alcune categorie di spesa e come gestire al meglio la situazione.

Insieme alle tipologie di rimborsi, dai servizi di assistenza familiare alle attività per il tempo libero, leggi quali sono le possibili detrazioni per il 2024. Grazie a un pratico esempio, potrai ottimizzare il beneficio dal punto di vista economico.

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Come funzionano i rimborsi welfare?

Per comprendere a fondo quali sono i rimborsi welfare e le detrazioni per il 730, facciamo un passo indietro è specifichiamo cosa si intende per welfare aziendale. In poche parole, si tratta del paniere di beni e servizi erogati dal datore di lavoro al suo team per incrementare il potere d’acquisto, fidelizzare i dipendenti e migliorare la qualità del lavoro (ne sono un esempio il bonus benzina e i buoni welfare). 

I benefit aziendali vengono inclusi all’interno di un piano welfare in base a particolari esigenze di budget dell’impresa e corrisposti direttamente o tramite partner convenzionati esterni. Non sono però tutti uguali, soprattutto dal punto di vista della fiscalità. 

I cosiddetti fringe benefit, come l’auto e il telefono aziendale, concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente solo dopo il superamento delle soglie prestabilite dall’articolo 51 del TUIR. Per il 2024, ci sono due soglie di esclusione da tasse e contributi fringe benefit a 2000 euro per i dipendenti con figli a carico, mentre per tutti gli altri il limite è 1000 euro.

Al contrario, i flexible benefit sono sempre esenti da tassazione e contributi. Vengono concessi a categorie più ampie del personale perché hanno un intrinseco valore sociale, visto che rientrano nell’ambito di servizi educativi, attività ricreative, assistenza e culto. Ne sono un esempio lampante i corsi di lingue, le borse di studio per i figli dei dipendenti e gli abbonamenti gratuiti alla palestra.

Quando i costi vengono sostenuti dal dipendente, l’azienda corrisponde un rimborso welfare in busta paga. La somma rimborsata, che può essere parziale o totale rispetto alla spesa, generalmente viene inserita nel cedolino il mese successivo alla richiesta.

Tipologie di rimborsi

Come abbiamo anticipato, l’azienda può decidere di erogare direttamente beni o servizi, ma anche di rimborsare i dipendenti per alcune particolari spese. La lista, che non è esaustiva, può comprendere: 

  • viaggi e spostamenti;
  • spese mediche;
  • assistenza a bambini, anziani o familiari malati;
  • rette scolastiche e asili nido;
  • abbonamenti ai mezzi pubblici,
  • attività sportive e ricreative.

Grazie a un piano completo, come le soluzioni di welfare aziendale proposte da Coverflex, le aziende supportano i dipendenti nella vita di tutti i giorni, facendoli sentire valorizzati e di conseguenza motivati a dare il massimo. A corollario, c’è anche il discorso della deducibilità di tali costi per l’impresa.

Cosa si può detrarre nel 730 del 2024?

Stando alle norme attualmente in vigore, ci sono diversi casi che possiamo considerare nell’ambito di rimborsi welfare e detrazioni nel 730. Nell’eventualità in cui l’azienda decida di rimborsare totalmente una spesa soggetta a tassazione in busta paga, questa rientra nel reddito da lavoro dipendente e di conseguenza si può detrarre nella dichiarazione dei redditi.

Diversamente, quando il rimborso welfare è totale ma non viene tassato in busta paga, perché rientra nelle soglie stabilite per legge, la spesa non può essere detratta nel 730 perché non concorre alla formazione del reddito.

C’è poi un terzo scenario possibile, ovvero quello del rimborso welfare parziale della spesa anticipata dal dipendente. In questa particolare situazione la detrazione vale solo per la parte che non è stata rimborsata dal datore di lavoro.

Come portare nel 730 il welfare speso?

Per avere diritto alla detrazione nel 730 del rimborso welfare, ogni dipendente interessato deve dichiarare all’Agenzia delle Entrate il valore totale dei redditi percepiti nell’anno precedente. Il modello 730 per la dichiarazione dei redditi deve essere presentato entro le scadenze fissate e compilato accuratamente in ogni sua parte.

Per avere diritto alla detrazione, le spese sulle tasse da pagare vanno dichiarate nel 730. Tuttavia, sono soggette a limiti massimi imposti dall’Agenzia delle Entrate, oltre i quali non possono più essere scaricate. Non devono invece essere indicati i rimborsi welfare non tassati in busta paga.

Per non sbagliare nella compilazione della dichiarazione dei redditi è sufficiente verificare le voci contenute nella Certificazione Unica rilasciata dall’azienda. I rimborsi welfare sono elencati nella sezione Rimborsi di beni e servizi non soggetti a tassazione in base all’anno in cui sono stati erogati. Si potrà così evitare di commettere un errore madornale, ovvero inserire nella detrazione un onere che non concorre al reddito da lavoro dipendente e che quindi non può essere scaricato.

Va inoltre specificato che, in base all’articolo 51 comma 2 del TUIR, il datore di lavoro non ha l’obbligo di offrire i rimborsi nello stesso anno in cui il dipendente ha sostenuto le relative spese e ha ottenuto la detrazione. Nel caso ciò accada, il dipendente dovrà specificare in sede di dichiarazione dei redditi che tali spese devono essere tassate separatamente.

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Come massimizzare il beneficio fiscale?

Il fatto che esistano benefit tassati e altri non tassati potrebbe generare confusione. In particolare, ci sono alcune spese che uniscono il vantaggio fiscale legato al welfare e la detraibilità, come nel caso delle spese per l’istruzione dei figli o per la salute. Proviamo a fare qualche esempio concreto per spiegare nel dettaglio il meccanismo che regola rimborsi welfare e detrazioni del 730.

Caso A: un dipendente ha pagato una spesa di 2000 euro per l’asilo del figlio. Per contratto, il suo datore di lavoro gli eroga 2000 euro di rimborsi welfare ogni anno. Potrà così ottenere il rimborso, ma non dovrà riportare la spesa nel 730. 

Caso B: un dipendente ha pagato una spesa di 2000 euro per l’asilo del figlio. Per contratto, il suo datore di lavoro gli eroga 1500 euro di rimborsi welfare ogni anno. La differenza, pari a 500 euro, potrà rientrare nelle spese del 730 ed essere detratta.

Caso C: un dipendente ha pagato una spesa di 2000 euro per l’asilo del figlio. Il suo datore di lavoro non eroga alcun rimborso welfare e per questo potrà inserire la spesa nel 730, sebbene il limite massimo detraibile per le spese relative ai figli a carico sia comunque inferiore al costo sostenuto.

Da questi esempi si deduce il grande beneficio offerto un sistema di welfare aziendale ben progettato, che vada a favore sia dell’azienda sia dei dipendenti. La soluzione Coverflex Welfare nasce proprio con l'intento di aumentare la soddisfazione dei dipendenti e ottimizzare i costi aziendali, rendendo tutto più flessibile e vantaggioso. Vuoi scoprire di più? Prenota una demo, il nostro team sarà felice di mostrarti il nostro prodotto!

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