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uello che fa da ago della bilancia quando si decide se aprire o meno se aprire la Partita IVA è spesso la questione dei costi: quante tasse si pagano, quale regime conviene, quanto si versa all'INPS, quanto costa il commercialista, ci sono spese fisse quando si apre la Partita IVA, e così via. Abbiamo raccolto le domande più comuni su quanto costa aprire la Partita IVA e ora puoi dissipare tutti i tuoi dubbi con questa guida.

I costi della Partita IVA

Aprire una Partita IVA, di per sé, non ha costi: la Partita IVA è infatti un numero che viene rilasciato gratuitamente dall’Agenzia delle Entrate a chi ha i requisiti per aprirla (essere maggiorenne, risiedere in territorio italiano e avere eventuali requisiti specifici relativi ad alcune professioni o settori).

Il costo della Partita IVA è più che altro determinato dalla sua gestione nel corso del tempo, dal tipo di attività che svolgerai e le spese associate (una su tutte, la previdenza).

Quanto costa aprire una Partita IVA dal commercialista

Per aprire e gestire la Partita IVA, che tu debba utilizzarla solo per lavorare con l’Italia o che ti serva una Partita IVA comunitaria, così come per chiudere una Partita IVA, gli adempimenti burocratici sono diversi e ti consigliamo di farti affiancare sempre da un commercialista, perché soprattutto all’inizio potrebbe sembrarti una strada complicata da percorrere da solo. Quindi il primo costo che dovrai affrontare sarà proprio quello del professionista che ti seguirà. Ma vediamo tutte le altre casistiche e i costi associati alla Partita IVA.

Partita IVA da professionista, con e senza cassa

Se vuoi aprire la Partita IVA da consulente e non hai un’impresa, non sei un commerciante o un artigiano, puoi scegliere la forma giuridica di lavoratore autonomo: questo è il caso in cui non vendi o produci beni o servizi.

Nel caso del libero professionista, la differenza nei costi della Partita IVA la fa la presenza o meno di un albo professionale a cui iscriversi. Ad esempio, un consulente di marketing non ha un albo professionale, mentre ce l’hanno medici, avvocati, architetti. In questo secondo caso avrai i costi dell’iscrizione e saranno diversi anche i contributi da versare, che seguono le regole della cassa previdenziale privata del tuo albo.

Partita IVA per ditta individuale

La scelta della forma giuridica come ditta individuale ha un impatto anche sui costi di gestione della Partita IVA, da cui dipenderanno anche il regime fiscale e contabile da applicare.

Se scegli la ditta individuale (perché, come dicevamo, hai un’impresa, sei un artigiano o un commerciante) devi tenere conto dei costi di iscrizione al Registro delle imprese, che comporta imposte di bollo, diritti di segreteria e diritto camerale (che può superare anche i 100 €) nonché la dichiarazione di inizio di attività ai vari entri, dal Comune (la SCIA può arrivare a costare anche 200 €) alle ASL alla questura.

Partita IVA forfettaria

Dopo i costi di apertura della Partita IVA, bisogna pensare a quelli di gestione. La più importante scelta da fare quando si apre la Partita IVA è quella del regime contabile e fiscale, e quello in assoluto più conveniente al momento è il regime forfettario. Con questo regime, con cui devi mantenere un fatturato annuo di non più di 65mila euro, hai una tassazione agevolata. Non paghi l’IRPEF ma un’imposta sostitutiva del 5% per i primi cinque anni di attività, e del 15% dal sesto in poi. Con la Partita IVA forfettaria non devi applicare l’IVA né la ritenuta d’acconto.

L’imposta sostitutiva si calcola sul reddito imponibile, che a sua volta si calcola basandosi sul codice ATECO, da scegliere prima di aprire la Partita IVA. Questo codice indica il settore di attività in cui operi e determina un coefficiente di redditività che, moltiplicato per gli incassi, ti permette di calcolare il totale imponibile. Soprattutto per le professioni legate al marketing, alla pubblicità e alla comunicazione, che potrebbero rientrare in diversi codici ATECO, attenzione al codice scelto perché può cambiare l’imponibile e di conseguenza la tassazione.

Partita IVA ordinaria

La tassazione è diversa se decidi invece di aprire Partita IVA in regime ordinario. Puoi scegliere la Partita IVA ordinaria se prevedi volumi di fatturato più ampi, e in questo caso paghi l’IRPEF seguendo lo schema degli scaglioni (che partono dal 23% e arrivano al 43%) da applicare sul tuo imponibile. In questo caso il reddito imponibile si calcola dalla differenza tra quanto hai incassato e quanto hai speso per la tua attività. In questo caso, infatti, è possibile dedurre le spese, cosa invece che non si può fare con la Partita IVA forfettaria.

Partita IVA agricola

All’interno delle Partite IVA, una categoria specifica è rappresentata dalla Partita IVA agricola, pensata per i coltivatori e gli imprenditori agricoli, che devono rispondere a requisiti specifici: avere il titolo di IAP (Imprenditore agricolo professionale), dimostrare di avere le competenze professionali, guadagnare per la maggior parte dall’attività agricola e investire almeno il 50% del tempo in attività agricola. In questo caso i regimi fiscali a disposizione sono tre: regime di esonero, regime speciale e ordinario. Per il primo il fatturato non deve superare i 7mila euro l’anno e l’agricoltore non deve pagare l’IVA, per il secondo ci sono delle speciali agevolazioni sull’IVA e nel terzo l’IVA viene applicata normalmente.

I costi INPS

Il costo più alto che avrai se inizierai a lavorare a Partita IVA è senza dubbio quello rappresentato dai contributi. Sia che tu sia in regime forfettario che ordinario, dovrai calcolarli sulla base dell’imponibile netto, che, ricordiamolo, nel caso del regime ordinario si trova sottraendo le spese al fatturato, mentre in regime forfettario si calcola applicando il coefficiente di redditività.

Gestione separata o cassa privata

Se la tua professione non ha un albo, e quindi sei un lavoratore autonomo iscritto a una cassa privata (come i medici o gli architetti), verserai i contributi direttamente alla cassa previdenziale privata del tuo albo. Ti consigliamo di contattare direttamente l’albo per informarti sui contributi relativi.

Nel caso in cui tu non abbia un albo professionale, devi versare alla gestione separata INSP una percentuale che cambia ogni anno (per il 2024 è il 26,07% dell’imponibile).

Artigiani e commercianti

Artigiani e commercianti devono pagare i contributi INPS in due forme, fissi e variabili. I primi sono indipendenti dai guadagni e sono all’incirca gli stessi per gli uni e per gli altri (circa 4.200 euro l’anno), e vanno versati a prescindere dal fatturato. Quelli variabili, invece, sono da versare se l’imponibile netto supera i 17.504 €. Nel caso del regime forfettario, puoi chiedere una riduzione dei contributi del 35%, sia fissi che variabili.

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