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rriva il momento fatidico, durante la gestione di un’attività, in cui il CEO o chiunque si occupi di HR deve rispondere a una domanda chiave: posso assegnare i fringe benefit solo ad alcuni dipendenti? La risposta breve è sì, ma bisogna però seguire scrupolosamente la normativa per evitare trattamenti discriminatori.

Per non commettere passi falsi, leggi nella nostra guida pratica cosa prevede la Legge italiana in termini di equità, categorie omogenee e non discriminazione. Per orientarti nell’assegnazione dei benefit, prendi spunto dagli esempi pratici e segui i nostri suggerimenti per gestire tutto correttamente (e senza rischi fiscali).

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Cosa dice la normativa italiana sui fringe benefit

Andiamo subito dritti al punto: si possono destinare i fringe benefit solo ad alcuni dipendenti, ma sulla base di quanto stabilito dall’articolo 51 del TUIR, che regola le condizioni di esenzione fiscale. Questa normativa rappresenta la base di tutta la gestione dei beni e servizi concessi in natura al personale come forma aggiuntiva o complementare di retribuzione.

Secondo la normativa sui fringe benefit 2025, questi beni e servizi aggiuntivi non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente, a patto che si rispetti il limite annuo. Fino al 2027, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, il tetto è fissato a 1000 euro per tutti i lavoratori e a 2000 euro per i lavoratori con figli a carico.

Modificata a più riprese nel corso degli anni, la legge traccia di fatto una differenza importante: diversamente dal welfare aziendale (che è sempre esentasse, ma deve riconosciuto alla generalità o categorie omogenee di dipendenti per via della sua natura assistenziale), i fringe benefit possono essere accordati anche a singoli dipendenti. 

Bisogna però evitare assolutamente le discriminazioni: trattare diversamente dipendenti con mansioni analoghe potrebbe infatti generare problemi legali e fiscali, come vedremo in seguito.

Cosa si intende con “categoria omogenea”?

La definizione di “categoria omogenea” da seguire per una corretta applicazione delle regole di assegnazione dei fringe benefit e del welfare non è rigida, ma deve essere motivata da criteri oggettivi. Parliamo del ruolo svolto in azienda, della sede di lavoro, ma anche dell’anzianità e del livello. Per fare un esempio, può essere tutto il team commerciale oppure i quadri.

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Quando è possibile dare i benefit solo ad alcuni dipendenti?

Se il welfare è necessariamente destinato a tutto il personale o categorie omogenee, come stabilito dal CCNL o da regolamenti interni, si possono quindi concedere i fringe benefit solo ad alcuni dipendenti. Questo non significa però che ci si possa muovere spregiudicatamente: come già anticipato, discriminare qualcuno rischia di provocare gravi problematiche interne all’azienda.

Bisogna seguire le indicazioni della contrattazione nazionale o del regolamento aziendale, soprattutto in merito a eventuali categorie omogenee. Talvolta i fringe benefit sono legati a caratteristiche oggettive del ruolo o a condizioni di lavoro specifiche. Ma cosa succede se sono esclusi dal contratto collettivo? In caso di fringe benefit erogati volontariamente, devono comunque essere giustificati.

Per comprendere meglio come funziona, ecco qualche esempio pratico:

  • Puoi tranquillamente assegnare i buoni carburante solo al team commerciale che viaggia.
  • Puoi concedere i fringe benefit solo a chi ha almeno 3 anni di anzianità.
  • Non devi distribuire i benefit “a simpatia” o solo a chi ha chiesto di più in sede contrattuale o successivamente.

Rischi fiscali e legali se la gestione non è corretta

Giunti a questo punto, abbiamo compreso che nulla vieta di prevedere un pacchetto di benefit solo per alcuni lavoratori. Ma cosa succede quando i benefit non vengono assegnati in modo equo? Spoiler: potrebbero esserci problemi. Innanzitutto, l’Agenzia delle Entrate può considerare i fringe benefit come retribuzione imponibile per tutti, cancellando i vantaggi fiscali precedentemente elencati. Ma non solo: c’è anche il rischio di sanzioni per l’azienda, che possono incidere pesantemente sui conti. 

Fino a questo momento abbiamo parlato di ripercussioni economiche, ma in realtà un’assegnazione arbitraria dei fringe benefit solo ad alcuni dipendenti può anche suscitare malcontento nel resto del personale o portare a vertenze interne con i lavoratori. Il risultato? Un potenziale calo della produttività e della soddisfazione dello staff

Per questa ragione, ti consigliamo di documentare sempre tutto grazie a un regolamento chiaro che possa fare chiarezza sui limiti legali e fiscali dei fringe benefit e del welfare. Come si dice, patti chiari, amicizia lunga: se tutti sanno cosa aspettarsi dalla tua azienda e soprattutto hanno la certezza che il trattamento sia equo, potrai solo beneficiare dei grandi vantaggi offerti da un piano di benefit ben studiato.

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Ora che sai quando concedere i fringe benefit solo ad alcuni dipendenti e come farlo, metti tutto in pratica. Che tu sia manager, consulente del lavoro o payroll specialist, hai bisogno di uno strumento all’avanguardia per personalizzare i benefit senza creare disparità o problemi di compliance. Ed è questo che ti offre Coverflex, la soluzione innovativa e 100% digitale grazie a cui puoi impostare un pacchetto di benefit nel pieno rispetto delle norme per sostenere i dipendenti e al contempo ottimizzare la fiscalità aziendale.

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