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el corso degli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero e proprio valzer delle agevolazioni, con alcune iniziative mandate definitivamente in soffitta e nuove misure introdotte in sostituzione. Non è però questo il caso del bonus partita IVA 2024, prorogato anche quest’anno seppur con qualche piccola modifica.

Chiamato ufficialmente ISCRO e destinato ai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata, permette a chi è in difficoltà di ricevere un aiuto economico. Ma chi ne ha diritto? E a quali condizioni? Scopriamo insieme nel nostro approfondimento quali sono i requisiti del bonus partita IVA 2024 e gli ultimi aggiornamenti.

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Bonus partita IVA: le novità 2024

In alcuni recenti articoli abbiamo analizzato dettagliatamente che cos’è la partita IVA e quanto costa aprirla, ma oltre alle spese iniziali bisogna tenere in considerazione l’eventualità che le cose non procedano come auspicato. Ed è proprio in quel momento in cui un aiuto economico potrebbe tornare utile per sostenere l’attività e rilanciarsi sul mercato.

Il bonus partita IVA ha fatto il suo debutto ufficiale qualche anno fa, con la legge di bilancio 2021. Chiamato anche ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), avrebbe dovuto restare in vigore per il triennio 2021-2023 in via sperimentale, ma è stato prolungato per tutto il 2024.

Destinato ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS, è di fatto un indennizzo semestrale richiedibile in caso si verifichi un notevole calo di fatturato rispetto all’anno precedente. L’accesso al bonus partita IVA 2024 è però soggetto ad alcune regole, che approfondiremo tra poco.

La Legge di Bilancio 2024 ha rimodulato l’ISCRO, perfezionando la misura e i requisiti per richiederlo, che precedentemente venivano considerati troppo rigidi (motivo per cui molte domande non sono andate a buon fine). Tuttavia, l’importo spettante non sarà più esente da imposte, come avveniva in precedenza.

Come funziona l’ISCRO 2024

Per ricevere il bonus partita IVA 2024 bisogna rientrare in un profilo specifico. Nel dettaglio, è necessario: 

  • aver aperto la partita IVA da almeno tre anni;
  • aver versato regolarmente i contributi previdenziali obbligatori;
  • non essere destinatari dell’assegno di inclusione;
  • non aver stipulato trattamenti pensionistici diretti o altre forme previdenziali obbligatorie.

Per quanto riguarda la diminuzione di fatturato, il Legislatore stabilisce inoltre che il reddito da lavoro autonomo dell’anno prima della domanda per l’ISCRO debba aver registrato una calo del 70% rispetto alla media dei due anni precedenti. In aggiunta, sempre nell’anno prima della richiesta bisogna aver dichiarato un reddito da lavoro autonomo inferiore a 12.000 euro.

Il bonus non è nemmeno compatibile con le indennità di disoccupazione NASpI e DIS-COLL, così come qualsiasi carica elettiva o politica che preveda emolumenti, fatta eccezione per i gettoni di presenza.

Ma cosa succede se si decide di chiudere la partita IVA? Semplice: nel caso in cui durante l’erogazione del bonus partita IVA si proceda alla chiusura della propria posizione, l’indennità viene subito sospesa. In più, l’INPS può anche recuperare quanto erogato dopo la data ufficiale di cessazione dell’attività in proprio.

A chi spetta il bonus partita IVA 2024

Abbiamo visto quali sono le condizioni base per richiedere l’ISCRO 2024, ma chi può richiederlo? L’indennità è rivolta agli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS che svolgono un’attività di lavoro autonomo, come specificato dall’articolo 53 comma 1 del TUIR.

Chiunque non rientri in questo profilo, ad esempio i liberi professionisti iscritti a una cassa di categoria, non può avere accesso al bonus partita IVA 2024. È comunque possibile verificare la possibilità di accesso ad altre agevolazioni, come il bonus connettività per partita IVA (o bonus internet), l’assegno di inclusione, il supporto formazione e lavoro o il bonus mamma 2024 per partita IVA.

Come calcolare l’importo?

Attualmente l’ISCRO ammonta al 25% della media del fatturato dichiarato nei due anni precedenti all’anno di riferimento, ovvero quando è stata inoltrata la domanda per l’indennità. Tuttavia, esistono una soglia minima e una soglia massima per il bonus partita IVA 2024: la cifra deve infatti essere superiore a 250 euro al mese o inferiore a 800 euro al mese. In più, il periodo massimo di erogazione è fissato a sei mesi.

Per fare un esempio di calcolo dell’ISCRO, prendiamo un professionista che abbia fatturato 10.000 euro nel 2023. L’importo va diviso per due (10.000 euro / 2 = 5.000 euro) e poi moltiplicato per il 25% (5.000 euro x 25% = 1.250 euro). La somma mensile corrisposta sarà comunque 800 euro, ovvero quella massima consentita.

Come richiedere il bonus partita IVA ISCRO 2024

Per accedere al bonus partita IVA dell’INPS da 800 euro (o meno, in base alla propria situazione) è obbligatorio presentare la domanda attraverso i canali ufficiali. L’istituto ha messo a disposizione una pagina online per seguire la procedura guidata, a cui si può accedere tramite SPID o altre credenziali riconosciute. In alternativa, è possibile contattare il Contact Center dell’INPS o chiedere l’assistenza al proprio commercialista.

Contestualmente alla presentazione della richiesta per il bonus partita IVA 2024 viene richiesto di autocertificare i redditi da lavoro autonomo per il periodo in questione, a meno che non siano già disponibili per la verifica nel database dell’istituto. Nel caso di esito positivo, l’INPS provvederà a comunicare i dati all’Agenzia delle Entrate per finalizzare la procedura. Per evitare ritardi e assicurare un buon esito, ti consigliamo di controllare di essere in possesso di tutti i requisiti per l’ISCRO.

Come ottimizzare la gestione della partita IVA

In aggiunta all’ISCRO e ad altre agevolazioni, chi ha una partita IVA in regime ordinario può snellire i costi tramite altri metodi intelligenti. Per fare un esempio pratico, con i buoni pasto Coverflex si possono ottenere vantaggi fiscali, come la deducibilità al 75% e l’IVA detraibile al 10% fino a un importo massimo pari al 2% del fatturato.

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