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buoni pasto rappresentano uno dei benefit aziendali più ricercati e apprezzati dai dipendenti perché incrementano il potere di acquisto, e tutto senza gravare sulle casse dell’azienda. Ma sapevi che si possono usare i buoni pasto anche per la partita IVA, traendo altrettanti vantaggi?

In precedenza ti abbiamo spiegato cosa sono i buoni pasto e come funzionano. Ora vediamo invece perché i meal voucher possono offrire un innegabile beneficio ai lavoratori autonomi e come sfruttarli al massimo per la propria attività in proprio.

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I buoni pasto Coverflex sono deducibili e vantaggiosi, utilizzabili dove e quando vuoi in Italia: da colazione a cena, anche nel weekend.

Buoni pasto per partita IVA: cosa sono e come funzionano

Il buono pasto è uno dei pilastri del welfare aziendale, ovvero il sistema attraverso il quale il datore di lavoro eroga dei beni e dei servizi per migliorare e agevolare la vita dei suoi dipendenti. Ideati in Gran Bretagna nella seconda metà del Novecento da John R. Hack, un imprenditore particolarmente illuminato, i voucher per il pranzo arrivano in Italia negli anni Settanta e diventano fin da subito uno strumento importantissimo di integrazione al reddito.

Di solito il buono pasto viene erogato dall’azienda al dipendente o a un soggetto con cui ha un rapporto di collaborazione. Può utilizzare i buoni pasto anche chi lavora in smart working e part-time, sia per mangiare fuori casa sia per fare la spesa al supermercato. Quello che forse non tutti sanno è che, oltre ai lavoratori subordinati, i buoni pasto possono essere acquistati anche dalle partite IVA, ovvero:

  • liberi professionisti;
  • lavoratori autonomi;
  • ditte individuali senza dipendenti;
  • imprenditori individuali con collaboratori.

Buoni pasto e partita IVA sono compatibili: possono essere utilizzati per scaricare le spese di pasti e per l’acquisto di alimenti e bevande. In aggiunta, sono deducibili dal 75% al 100% e consentono una detrazione IVA del 10% fino a un importo massimo pari al 2% del fatturato.

Come funzionano

Ti abbiamo incuriosito e vuoi saperne di più sui buoni pasto per partite IVA, titolari di ditta individuale e lavoratori autonomi? Conoscere il funzionamento e le attuali regole ti permetterà di approfittare di questa interessante possibilità.

Partiamo dalle basi: come quelli destinati ai lavoratori dipendenti, i buoni pasto per partite IVA sono disponibili sia in formato cartaceo sia nel comodo e conveniente formato elettronico. Nel secondo caso di norma vengono caricati su una card, simile in tutto e per tutto a una normale carta prepagata, come avviene per i buoni pasto Coverflex. Al di là della gestione innovativa dei voucher, il formato elettronico è eco friendly e permette di risparmiare su spese di spedizione ed emissione. 

I buoni pasto per le partite IVA mantengono inoltre gli stessi punti a favore destinati ai dipendenti:

  • possono essere utilizzati solo per generi alimentari e bevande (esclusi gli alcolici);
  • sono spendibili per un massimo di 8 per ciascuna transazione;
  • non sono convertibili in denaro (e non danno diritto a un resto);
  • non sono commercializzabili;
  • non sono cedibili.

L’emissione dei ticket è semplice, versatile e adattabile alle singole esigenze. Basta comunicare mese per mese il numero di buoni di cui si ha bisogno, che di solito corrisponde a un buono pasto per ogni giorno feriale (quindi circa 20 al mese). È poi possibile personalizzare anche l’importo, che di solito va dai 2 ai 15 euro.

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Deducibilità dei buoni pasto per partite IVA e autonomi

Dal punto di vista fiscale i buoni pasto per partita IVA rientrano nei costi aziendali e sono quindi soggetti a detrazioni e deduzioni. Ma quanto si detrae dai buoni pasto? Esistono due diversi tipi di deduzioni a seconda della configurazione societaria.

Buoni pasto per ditte individuali

Le ditte individuali con dipendenti possono dedurre il 100% del costo sostenuto per l’acquisto dei buoni pasto ai fini IRES, IRPEF e IRAP fino a un valore di 4 euro al giorno in caso di formato cartaceo e fino a 8 euro per quello elettronico. Secondo l’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi inoltre, l’importo dei buoni erogati non costituisce reddito da lavoro dipendente e pertanto l’articolo 17 del Decreto Legge n. S03 del 1992 sancisce l’esclusione di questo reddito dalla base imponibile, quindi non sono soggetti a pagamento di contributi assistenziali e previdenziali.

Buoni pasto per partite IVA senza dipendenti

Per liberi professionisti, artigiani, commercianti e ditte individuali senza dipendenti, la percentuale di deduzione dei buoni pasto scende al 75% con un tetto massimo detraibile del 2% del fatturato annuo (art. 54, comma 5, TUIR). Se parliamo di detraibilità, entrambe le categorie possono detrarre interamente l’IVA agevolata al 10% (importo che per le aziende invece scende al 4%). Facendo quindi un esempio pratico, se esci a pranzo e paghi con i ticket, l’IVA del conto sarà completamente detraibile, mentre il costo sarà deducibile per un importo del 75%.

Buoni pasto per partita IVA forfettaria: cosa cambia

Come abbiamo già detto, i buoni pasto risultano molto convenienti per i liberi professionisti. Attenzione però: vale la pena fare un discorso a parte per chi si trova in regime forfettario. I detentori di partita IVA a “regime forfettario” (art. 1, comma 54, legge n.190 del 2014) sono infatti esclusi dai benefici fiscali di detraibilità e deducibilità. Questo perché i soggetti in regime agevolato godono già della franchigia IVA e non possono detrarre le spese sostenute per la propria attività (viene applicato un forfait fisso in base al codice ATECO).

Il buono pasto per la partita IVA a regime ordinario resta invece vantaggioso. Questo vale sia per le persone fisiche sia per le ditte individuali senza dipendenti, ovvero i soggetti che hanno la possibilità di detrarre le spese aziendali sostenute.

Perché scegliere i buoni pasto con partita IVA: tutti i vantaggi

Abbiamo visto che i titolari di partita IVA in regime ordinario hanno la possibilità di acquistare i buoni pasto per sé e per i propri collaboratori. Ma i ticket sono davvero una soluzione conveniente? In un precedente articolo nel nostro blog abbiamo spiegato nel dettaglio tutti i vantaggi dei buoni pasto: vediamo cosa offrono alle P.IVA. 

Versatilità

Si tratta innanzitutto di uno strumento estremamente versatile: i buoni pasto sono ormai accettati in tutte le città (e non solo), in una fitta rete di bar, caffè, bistrot, ristoranti, ma anche food truck, supermercati, piccoli esercizi commerciali e persino delivery o take away. In pratica li puoi utilizzare in ufficio, quando sei fuori per appuntamenti oppure a casa in smart working.

Risparmio di tempo

Puoi dire addio ai lunghi minuti di attesa in coda per chiedere le fatture nei ristoranti e nei locali affollati, mentre i tuoi clienti o fornitori aspettano con impazienza al tavolo. Con i buoni pasto non ne avrai più bisogno: pagare diventerà semplice e veloce, come una semplice transazione elettronica con carta.

Fatturazione semplice e rapida

Il risparmio di tempo si traduce in agilità e di riflesso in una gestione contabile semplificata e meno onerosa: dimentica fatture, scontrini e riconciliazione delle spese. Ma come si fatturano i buoni pasto per la partita IVA? Facile: basta la fattura emessa ogni mese relativa all’acquisto dei meal voucher, così hai meno documenti da registrare e meno registri contabili da tenere. Senza contare che i buoni non servono soltanto per pagare il conto al bar e al ristorante, ma anche per la spesa al supermercato e nelle piccole attività come gastronomie e rosticcerie.

Risparmio di costi

Concepito originariamente per aiutare le grandi aziende che non dispongono di una mensa interna, è un benefit di enorme utilità anche per i liberi professionisti e gli imprenditori individuali che vogliono acquistarli per sé. Grazie alla detraibilità e alla deducibilità, i buoni pasto per titolari di partita IVA rappresentano quindi un mezzo efficace per abbattere i costi professionali e ottenere degli importanti benefici fiscali. 

Come scegliere i migliori buoni pasto?

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Quali buoni pasto scegliere se sei titolare di una partita IVA?

Riassumendo quanto appena spiegato, i buoni pasto per le partite IVA rappresentano un vero e proprio asso nella manica per ridurre i costi e abbattere la base imponibile.‍ Il meal voucher è diventato poi uno veicolo di integrazione del reddito e si può utilizzare sia per pranzare nei locali convenzionati, come bar e ristoranti, sia per acquistare cibo e bevande nei negozi di vendita al dettaglio, come supermercati, gastronomie o rosticcerie.

I buoni pasto possono essere distribuiti solo dalle tante società emittenti presenti in Italia. I voucher cartacei ed elettronici sono strettamente personali, non possono essere convertiti in denaro e non danno diritto a resto. Ricordiamo inoltre che lo Stato favorisce fiscalmente i buoni pasto elettronici perché sono considerati più sicuri e tracciabili. Ciò detto, è bene ricordare che non tutte le proposte sono uguali.

Oltre al formato è bene valutare l’estensione del network di spendibilità dei buoni pasto, i costi di emissione e di spedizione, senza dimenticare la parte relativa al supporto per gli utenti iscritti in caso di necessità. I buoni pasto elettronici Coverflex sono la soluzione perfetta per partite IVA, liberi professionisti e ditte individuali che vogliono cominciare a risparmiare subito tempo e denaro. 

I professionisti che decidono di utilizzare la Coverflex Voucher Card possono spendere il budget presso oltre 100.000 partner convenzionati tra supermercati, ristoranti, bar e servizi di delivery. Anche dal punto di vista del servizio clienti, la proposta di Coverflex prevede un’assistenza veloce e sempre disponibile per risolvere qualsiasi tipo di dubbio o problema.

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