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gni anno porta novità dal punto di vista fiscale, auspicabilmente positive. In questi mesi ci si sta chiedendo cosa cambierà per il taglio del cuneo fiscale nel 2026. Sebbene sia un tema molto discusso, per molti risulta ancora poco chiaro: c’è ancora tanta confusione su questo argomento. E tu sai come funziona e a chi porta benefici effettivi?

Oltre a incidere direttamente su diverse categorie, secondo l’Esecutivo potrebbe generare risultati di tipo macroeconomico a breve e lungo termine, sebbene alcuni esperti siano in disaccordo. Se vuoi saperne di più, scopri nella nostra guida cos’è il taglio del cuneo fiscale e come influisce sul calcolo degli stipendi.

Cos’è il cuneo fiscale?

Il cuneo fiscale è un indicatore espresso in percentuale che riflette il rapporto tra tutte le tasse applicate sul lavoro e il costo del lavoro totale. Per essere ancora più precisi, parliamo di imposte dirette, indirette e contributi previdenziali che spettano sia ai dipendenti sia alle aziende. Per fare un esempio pratico, considera la tua busta paga mensile. Se il tuo stipendio lordo ammonta a 2.400 euro e quello netto a 1.700 euro, allora l’imposizione fiscale ammonta a 700 euro. 

L’OCSE, che si occupa di monitorare lo sviluppo economico in Europa, condivide ogni anno la classifica dei Paesi in base al cuneo fiscale. L’ultima tabella, presentata nella primavera del 2025, ci offre un quadro preoccupante: rispetto al 2024, la pressione fiscale è aumentata. L’Italia è salita al quarto posto con il 47,1% del costo del lavoro (+1,6% in un solo anno), contro la media europea del 35% circa. Per fare qualche paragone con altre nazioni, la pressione fiscale in Spagna è del 40,6% e in Irlanda del 35,2%.

Cosa significa tagliare il cuneo fiscale?

Ora che sappiamo cos’è, non ci resta che capire cosa si intende per taglio del cuneo fiscale, chiamato anche esonero contributivo. Detto in parole povere, è l’insieme di interventi grazie a cui è possibile ridurre le imposte per i dipendenti, aumentando così la retribuzione netta. Questo, abbinato a bonus fiscali e altre misure, può contribuire a migliorare il potere d’acquisto delle famiglie. 

Non rappresenta però una novità: gli ultimi governi si erano già occupati di contenere la tassazione del lavoro in Italia, senza però ottenere risultati significativi. In vent’anni il cuneo fiscale è infatti sceso solo di un punto percentuale.

Taglio del cuneo fiscale: cosa prevede la Legge di Bilancio 2026

Continua l’iter di approvazione per la Manovra 2026: il disegno di legge con il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 è stato presentato il 22 ottobre e punta a trasformarsi in Legge di Bilancio 2026 dopo gli emendamenti e l’approvazione finale.

Il taglio del cuneo fiscale, introdotto l’anno scorso, sembra essere riconfermato. Prevede un bonus fiscale per il reddito da lavoro dipendente fino a 20.000 euro, che non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini IRPEF. Tale somma si calcola in base alla percentuale applicata al reddito da lavoro dipendente, secondo questo schema:

  • 7,1% per chi guadagna fino a 8.500 euro
  • 5,3% per chi guadagna tra 8.500 e 15.000 euro
  • 4,8% per chi guadagna oltre 15.000 euro

Per tutti i redditi da lavoro dipendente tra 20.000 e 32.000 euro, invece, la detrazione è pari a 1.000 euro. Dai 32.000 ai 40.000 euro si applica una detrazione decrescente e graduale. In pratica, più si guadagna, più diminuisce la detrazione. Sarebbe confermata anche la cosiddetta “No Tax Area” a 8.500 euro, sebbene le Opposizioni stiano presentando nuove proposte al Governo per alzare il tetto.

La conferma del cuneo fiscale 2026 è accompagnata dalla diminuzione della seconda aliquota della nuova IRPEF 2026, che passa da 35% a 33%. Il varo della Manovra 2026 dovrebbe infatti ritoccare il sistema progressivo come segue:

  • 23% per tutti i redditi da lavoro dipendente fino a 28.000 euro
  • 33% per tutti redditi da lavoro dipendente  compresi tra 28.000 e 50.000 euro
  • 43% per tutti i redditi da lavoro dipendente superiori a 50.000 euro

Secondo osservatori esterni, il passaggio dell’IRPEF dal 35% al 33% andrebbe a vantaggio dei redditi medi, con un beneficio così ripartito:

  • 440 euro per chi guadagna 50.000 euro lordi all’anno
  • 140 euro per chi guadagna 35.000 euro lordi all’anno
  • 40 euro circa per chi guadagna 30.000 lordi all’anno

La riduzione viene sterilizzata per i redditi sopra i 200.000 euro, fatta eccezione per spese sanitarie, erogazioni ai partiti politici e premi di assicurazione per eventi calamitosi.

Chi beneficia del taglio del cuneo fiscale 2026

Possono ottenere una riduzione delle imposte tutti i dipendenti pubblici e privati, purché rispettino le soglie precedentemente elencate. Inoltre, rientrano nella platea anche coloro che svolgono un apprendistato. L’unica eccezione viene rappresentata dalle persone con rapporti di lavoro domestico, escluse dall’esonero. 

Come cambia la busta paga

L’effetto del taglio del cuneo fiscale nella busta paga è presto spiegato con il calcolo. Prendiamo ad esempio il caso di una persona con un reddito da lavoro dipendente di 15.000 euro all’anno. L’IRPEF lorda del 23% ammonta a 3.450 euro, ma si applica una detrazione pari a 1.955 euro e un bonus aggiuntivo del 5,3%, ovvero di 795 euro. L’imposta netta da corrispondere sarà quindi di 700 euro.

Come cambiano le pensioni

Per quanto riguarda i pensionati, non c’è un taglio del cuneo fiscale. Lo stesso vale anche per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti. Tuttavia, chi riceve una pensione o lavora in proprio potrà comunque trarre vantaggio dalla nuova IRPEF 2026, visto che il secondo scaglione dovrebbe diminuire di due punti percentuale (dal 35 al 33%).

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Staremo a vedere, nei prossimi mesi, quali saranno gli effetti concreti del taglio del cuneo fiscale, che è stato oggetto di critiche e perplessità da diversi esperti di economia. È però importante sottolineare che ci sono altri metodi per ridurre l’impatto delle tasse sul lavoro. 

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