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 quante persone è capitato di provare a pagare il pranzo o la spesa con i buoni pasto e sentirsi dire “mi dispiace, non li accettiamo più”? Una situazione spiacevole, in cui tutti ci perdono, ovvero dipendenti, aziende e chiaramente i commercianti. Non è però così difficile trovare l'indiziato numero uno: tutta colpa delle commissioni elevate per gli esercenti, che si tratti di ristoranti, bar, supermercati o negozi.

Nel nostro articolo ti spieghiamo perché alcuni commercianti rifiutano o limitano l’accettazione dei meal voucher tradizionali nei loro locali. Le fee imposte dai provider storici incidono negativamente su chi vende, ma un sistema più equo e sostenibile è auspicabile, oltre che già possibile.

Come funzionano le commissioni sui buoni pasto

Inutile negarlo, le commissioni ai commercianti giocano un ruolo cruciale nel successo (o nell’insuccesso, purtroppo) di un piano di benefit. In un mondo ideale, tutti dovrebbero guadagnarci, ma non sempre va così. Capita infatti che i buoni pasto non vengano rimborsati al valore pieno agli esercenti. Questo accade frequentemente per i provider tradizionali, che trattengono commissioni molto alte, anche fino al 15% o 20%

Per capire meglio come funzionano le commissioni sui buoni pasto, facciamo un esempio pratico. Se un ristoratore accetta un buono pasto da 8 euro, per colpa delle fee imposte dal fornitore di benefit potrebbe guadagnare solo 6,50 euro. In questo caso, all’esercente conviene rifiutare i meal voucher, visto che causano una perdita di guadagno. Se ci aggiungiamo anche i tempi di rimborso lunghi, la burocrazia e i vincoli contrattuali imposti dalla società emettitrice, il quadro diventa drammatico.

Le conseguenze per gli esercenti

Abbiamo già accennato a un ipotetico scenario concreto in caso di commissioni alte per i commercianti, ma vale la pena esaminare tutti i possibili “effetti collaterali”. 

  • Margini di guadagno troppo bassi: soprattutto per i piccoli esercizi, accettare buoni pasto con commissioni troppo alte rischia di far perdere profitti.
  • Disincentivo ad accettare i buoni pasto: sulla carta, i voucher sono un’occasione da sfruttare, a patto che siano effettivamente convenienti; diversamente, tanto vale rifiutarli.
  • Aumenti di prezzo riservati a chi paga con buoni: in alcuni casi, gli esercenti provano a compensare le commissioni aumentando i prezzi per chi paga con i buoni; si alimenta così un circolo vizioso pericoloso.
  • Clienti frustrati: quando i commercianti vengono penalizzati, reagiscono come meglio credono per tutelarsi; tuttavia, questo può determinare un’insoddisfazione per la clientela, che potrebbe scegliere di rivolgersi altrove.

Perché anche le aziende dovrebbero preoccuparsi?

Fino a questo momento abbiamo tratteggiato una situazione in cui a perderci sono in primis i commercianti, seguiti dai clienti che desiderano pagare con voucher (e che magari finiscono per non utilizzare i benefit). Ma c’è anche un terzo attore da considerare: le imprese. Se i dipendenti non riescono a usare i buoni pasto, il benefit perde il valore percepito. Di fatto, si erode la convenienza di questo strumento prezioso per ogni rapporto lavorativo. 

Quali sono le conseguenze? In primo luogo, potrebbero sorgere delle tensioni interne, in particolar modo nei team ibridi o distribuiti su diverse realtà aziendali. Lo staff potrebbe non sentirsi valorizzato adeguatamente e lamentarsi; potrebbe venire a mancare la giusta motivazione, il motore che spinge la produttività e la crescita. Non dimentichiamo che i buoni pasto sono incentivi: se un dipendente non può spenderli per colpa delle commissioni elevate, potrebbe persino iniziare a valutare un cambio di impiego.

Al di là delle dinamiche interne, le commissioni elevate sui buoni pasto aprono le riflessioni sulla questione della sostenibilità del sistema a lungo termine. Se tutti ci perdono (gli esercenti che ottengono meno ricavi, i dipendenti che non possono spendere il buono e le aziende che hanno sprecato risorse inutilmente), rischia di crollare l’idea virtuosa su cui poggia tutto l’apparato economico.

È possibile cambiare paradigma?

Spoiler: sì, si può fare. Finora abbiamo esaminato il “peggio”, ma vale la pena mettere in luce le iniziative positive. Per garantire vantaggi a tutte le parti coinvolte, abbiamo bisogno di modelli innovativi e trasparenti, che riducano le commissioni per i commercianti e valorizzino l’intera filiera. Stiamo parlando di soluzioni digitali e moderne, più sostenibili per tutti, basate sulle migliori piattaforme sul mercato.

Qualcosa si sta già muovendo. Il Legislatore ha iniziato a interrogarsi sul problema, offrendo una risposta tangibile. Nasce proprio in questa ottica la nuova norma del DDL Concorrenza, che ha introdotto il tetto del 5% sulle commissioni applicate dai fornitori di buoni pasto ai commercianti a partire dal 1° settembre 2025. 

La FIPE (Federazione imprese ristorazione, intrattenimento e turismo), che da tempo promuoveva un’attività di sensibilizzazione e di interlocuzione istituzionale insieme ad altre associazioni di categoria, ha accolto con favore la novità. 

Il Presidente della Fiepet (Federazione italiana esercenti pubblici e turistici), Giancarlo Bancheri, ha inoltre parlato di un “risultato importante”, spiegando che “per bar, ristoranti e pubblici esercizi è una vera boccata d’ossigeno, soprattutto in una fase in cui i margini continuano a ridursi”. Inoltre, si comincia già a discutere del prossimo traguardo: alzare il tetto dell’esenzione fiscale dei buoni pasto a 10 euro.

Coverflex: una proposta trasparente e sostenibile

Un sistema davvero equilibrato, con commissioni più eque e tempi di rimborso rapidi, è possibile. Ed è proprio quello che propone la soluzione Coverflex per i buoni pasto, l’unica senza alcuna commissione per bar, ristoranti e supermercati, che tutela i margini di profitto per i commercianti. L’obiettivo è ridare valore reale al benefit, per tutti.

Come funzionano i buoni pasto Coverflex per i commercianti? Semplice: grazie all’accessibilità via circuito Visa, l’esercente riceve l’intero importo, senza intermediazioni opache. Ci guadagna anche l’azienda, che può accedere a una piattaforma all’avanguardia per l’erogazione dei benefit, e i dipendenti, che accedono a meal voucher 100% digitali che sono ampiamente diffusi e accettati.

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