Aspettativa non retribuita

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Come in molti altri Paesi, la legge italiana tutela chi necessita di assentarsi dal lavoro per ragioni importanti, assicurandosi che possa mantenere la sua posizione. Sai come funziona l’aspettativa non retribuita per motivi personali o altre esigenze? Scopri nel nostro approfondimento di cosa si tratta, chi può domandarla e perché.

Cos’è e come funziona l’aspettativa non retribuita

L’aspettativa non retribuita è un periodo di assenza dal lavoro in cui il dipendente, pur mantenendo il suo posto, non riceve alcun trattamento economico. Come appare evidente dal nome, è diversa dall’aspettativa con diritto alla retribuzione: in questo secondo caso la persona conserva il posto e riceve anche lo stipendio.

Una cosa importante da ricordare è che durante l’aspettativa non retribuita non maturano gli scatti di anzianità e nemmeno i requisiti contributivi per la pensione (fatta eccezione per un caso che approfondiremo poi). Inoltre, si può lavorare durante l’aspettativa non retribuita, a patto che il datore di lavoro sia stato informato.

Possono richiedere l’aspettativa senza stipendio non solo i dipendenti privati, ma anche quelli pubblici. I criteri alla base della sospensione volontaria nella PA sono gli stessi, ma recentemente sono stati estesi i periodi di assenza, che in alcuni casi possono arrivare a ben 36 mesi.

Quando si può richiedere?

La condizione alla base per richiedere l’aspettativa non retribuita è possedere alcuni requisiti, che vedremo meglio in seguito. Tali “paletti” sono stati introdotti dalle leggi attualmente in vigore, ma in alcuni casi sono i contratti collettivi a perfezionare la normativa. Per fare un esempio, tutti i lavoratori assunti sotto il CCNL Commercio (anche di apprendistato) hanno il diritto di usufruire di un periodo di congedo non retribuito per gravi motivi familiari.

Cosa succede quando ti metti in aspettativa?

Serve un preavviso per l’aspettativa non retribuita? E chi bisogna informare? In realtà, molto dipende sia dalla propria situazione sia dal proprio CCNL. Quello che non cambia è che il contratto continua a essere valido e non si interrompe. Dopo aver concordato con il datore di lavoro il periodo di assenza, che può essere continuativo o frazionato, ci si può dedicare al motivo che ha richiesto la pausa temporanea dal proprio impiego.

Il datore di lavoro può negare l’aspettativa?

Come indicato dalla legge n. 53/2000, varata per garantire soprattutto i congedi parentali, l’aspettativa non retribuita non può essere negata se rispetta le motivazioni accettate dallo Stato italiano. Fanno eccezione solo i casi in cui l’assenza potrebbe compromettere l’operatività dell’azienda, ma il datore di lavoro deve provare che ciò possa effettivamente accadere.

I motivi per l’aspettativa non retribuita

Ci sono diverse valide ragioni per fare richiesta di aspettativa non retribuita. Dai motivi familiari a quelli legati a incarichi pubblici, vediamo insieme quali sono i quattro scenari principali.

Gravi motivi familiari

L’aspettativa non retribuita per gravi motivi familiari prevede un massimo di due anni di assenza per problemi di salute personali o legati a familiari, ovvero: 

  • coniuge (anche unioni civili), figli, genitori, generi e nuore, suoceri, fratelli e sorelle;
  • familiari conviventi;
  • parenti disabili fino al 3° grado, anche se non conviventi.

Le motivazioni includono la necessità di cura delle persone che abbiamo appena elencato e situazioni di profondo disagio dovuti alla malattia o al lutto.

Motivi personali

L’aspettativa non retribuita per motivi personali ha una durata massima di 11 mesi ed è correlata a cause differenti. Uno degli scenari inclusi in questo profilo è il trattamento della tossicodipendenza accertata del dipendente o di una persona della sua famiglia. In questo caso è obbligatorio fornire un certificato dell’ASL che accerti la condizione.

Formazione professionale

Lo Stato permette a chi vuole migliorarsi come persona e come professionista di conservare l’impiego per almeno 11 mesi. Per formazione si intende il conseguimento di:

  • diploma di scuola dell’obbligo;
  • diploma universitario o di laurea;
  • master e altri programmi formativi non finanziati dalla propria azienda.

Importante: è sempre bene verificare il CCNL di riferimento perché potrebbe prevedere deroghe o modifiche sostanziali.

Cariche pubbliche o sindacali

Può richiedere l’aspettativa senza retribuzione anche chi desidera partecipare alla vita politica del Paese, svolgendo un ruolo attivo nei sindacati o ricoprendo una delle seguenti cariche pubbliche:

  • sindaci;
  • presidenti di provincia;
  • consiglieri comunali e provinciali;
  • membri di giunte;
  • presidenti dei consigli comunali, metropolitani e provinciali;
  • presidenti, consiglieri e assessori delle comunità montane;
  • componenti degli organi delle unioni di comuni e dei consorzi tra enti locali;
  • componenti degli organi di decentramento.

In questo caso la durata coincide con quella del mandato ricevuto.

Come richiedere l’aspettativa non retribuita

Per richiedere l’aspettativa non retribuita il dipendente deve prendere direttamente accordi con la propria azienda, inviando una domanda completa di motivazione e durata prevista, più eventuali altri dati rilevanti. Dovrà inoltre fornire certificazioni e documenti che possano sostenere la sua richiesta. 

Per quanto riguarda i tempi, sono di norma i CCNL a indicare il numero massimo di giorni concessi al datore di lavoro per dare una risposta positiva o negativa. In linea di massima si va da tre giorni per i casi urgenti a una decina di giorni per tutte le altre situazioni.

Che cos’è e come funziona il riscatto INPS

Come funzionano i contributi durante l’aspettativa non retribuita? Semplice: durante tutta l’assenza dal lavoro non si può versare alcun contributo previdenziale. Tuttavia, è comunque possibile riscattarlo in sede pensionistica o ricoprire il periodo di assenza tramite il versamento dei contributi volontari.

Il riscatto dell’INPS è concesso solo per gravi motivi familiari, a patto che si possa produrre la documentazione necessaria per riconoscere ufficialmente la propria posizione. Questo vale per i dipendenti sia del settore privato sia di quello pubblico.

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