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l mercato del lavoro italiano continua a evolversi, ma le sfide restano le stesse: retribuzioni ferme, bisogno di riconoscimento e un equilibrio tra vita privata e professionale ancora difficile da raggiungere.

Il Report sulla Retribuzione 2025, firmato da Coverflex, offre una fotografia aggiornata e realistica del lavoro in Italia, con dati raccolti tra giugno e settembre su un campione rappresentativo di 1.000 dipendenti aziendali.

Retribuzioni stabili, fiducia in calo

Nel 2025, solo il 22% dei lavoratori si dichiara molto soddisfatto del proprio pacchetto retributivo, mentre il 78% lo considera inadeguato rispetto alle responsabilità o al mercato. Il voto medio sulla soddisfazione è 5,66 su 10, in leggero calo rispetto all’anno precedente.

La trasparenza e la coerenza tra ruolo e retribuzione diventano quindi temi centrali: solo il 36% ritiene che il proprio stipendio rispecchi davvero il contributo professionale offerto.

Stanchezza e rassegnazione: il prezzo del mancato riconoscimento

La mancanza di valorizzazione pesa sul benessere mentale: oltre tre quarti dei lavoratori si sente mentalmente esausto almeno qualche volta, e più di uno su due ha pensato di lasciare il lavoro per motivi legati alla salute psicologica o fisica.

Le principali fonti di stress? Stipendi inadeguati, carichi di lavoro eccessivi e scarsa crescita professionale, soprattutto tra i più giovani.

Welfare aziendale: apprezzato, ma ancora poco conosciuto

Il welfare aziendale si conferma una leva strategica, ma con margini di miglioramento: solo il 41% dei lavoratori dichiara di conoscere bene i servizi disponibili in azienda.

Il valore medio dei benefit cresce a 727 euro l’anno, ma 1 lavoratore su 5 non ne conosce l’importo complessivo.

Il 91% si dice favorevole a ricevere aumenti o premi sotto forma di welfare, segno che, se ben strutturato e comunicato, questo strumento può integrare efficacemente la retribuzione e migliorare la qualità della vita.

Buoni pasto: da benefit quotidiano a supporto al reddito

I buoni pasto restano il benefit più diffuso e amato: 3 lavoratori su 5 li utilizzano quasi ogni giorno. Ma cambia il modo d’uso: l’83% li spende al supermercato, trasformandoli in un aiuto concreto al bilancio familiare piuttosto che in un semplice strumento per la pausa pranzo.

Il formato elettronico domina (76%) e registra livelli di soddisfazione molto più alti rispetto a quello cartaceo.

Intelligenza artificiale: curiosità più che paura

L’IA continua a far parlare di sé, ma la sua diffusione reale è ancora limitata: solo 1 lavoratore su 2 la utilizza nel proprio lavoro, e spesso in modo marginale. I principali ambiti d’uso sono la comunicazione (17%), l’analisi dati (16%) e la formazione (14%).

Le aziende si muovono con cautela: appena 1 su 3 ha adottato strumenti di intelligenza artificiale, e solo il 15% in modo strutturato. Il sentimento prevalente tra i lavoratori? Curiosità (25%), più che timore. Ma la vera sfida per il futuro sarà integrare la tecnologia senza perdere di vista le persone.

Il futuro del lavoro: ascolto, fiducia, personalizzazione

Dai dati emerge una certezza: il futuro del lavoro non sarà solo fatto di tecnologia, ma di persone riconosciute e ascoltate.

Ripensare la retribuzione come leva di fiducia, puntare su benefit personalizzati e promuovere una cultura aziendale basata sull’ascolto saranno le vere chiavi per costruire ambienti di lavoro sostenibili e attrattivi.

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