Trattenuta sindacale

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La storica legge n° 300 del 1970, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori, sancì il diritto a raccogliere contributi a favore dei sindacati all’interno del luogo di lavoro. Questa è la premessa per spiegare in cosa consiste la trattenuta sindacale. Ma è obbligatoria? E a quanto ammonta? Vediamo come sono regolati oggi i contributi sindacali e come si calcolano sulla retribuzione.

A cosa serve la trattenuta sindacale?

La trattenuta sindacale non è altro che una quota mensile prelevata dal datore di lavoro direttamente dallo stipendio del dipendente. La somma viene poi versata all’organizzazione sindacale indicata contestualmente alla sottoscrizione di una delega sindacale da parte di ogni dipendente. 

Il prelievo è destinato a finanziare le attività sindacali e rappresenta un mezzo grazie a cui chi ha un contratto subordinato può contribuire alla difesa dei propri interessi e dei diritti sul posto di lavoro. Ad esempio, si tratta di attività importanti come:

  • iniziative contro le diseguaglianze sociali;
  • verifiche sull’applicazione delle norme del lavoro e contrattuali;
  • contrasto alla precarietà dei contratti;
  • tutele individuali e collettive dei dipendenti;
  • sostegno all’occupazione dei giovani;
  • agevolazioni sulle pratiche fiscali;
  • assistenza nei contenziosi.

I dipendenti possono scegliere liberamente a quale organizzazione sindacale destinare il contributo, previa sottoscrizione di una delega sindacale. Ad esempio, può essere una trattenuta sindacale per la CGIL, la CISL o la UIL, solo per citare le più note. Per questa ragione rappresenta la fonte primaria di introiti per i sindacati.

Trattenuta sindacale: come funziona

Fino a qualche anno fa la trattenuta sindacale era obbligatoria. In seguito al referendum abrogativo del 1995, oggi l’azienda non ha più il vincolo di prelevare il contributo per erogarlo all’organizzazione sindacale. Tuttavia, se il CCNL lo prevede, non può nemmeno rifiutarsi: di conseguenza, in molti casi l’obbligo continua a sussistere. Diversamente potrebbe scattare infatti una sanzione per quella che viene chiamata condotta antisindacale dell’azienda.

L’iscrizione al sindacato e il relativo tesseramento passa proprio dalle trattenute sindacali. Chi desidera iscriversi e pagare le quote deve prima rivolgersi al sindacato, pagare il contributo per la tessera e poi compilare un’apposita delega scritta per le trattenute sindacali, da consegnare alla propria azienda che provvederà a prelevare la quota a partire dal mese successivo, per poi trasmetterla all’organizzazione sindacale. Importante: la delega può essere revocata in qualsiasi momento tramite compilazione di un modulo.

Esempio di calcolo della trattenuta sindacale in busta paga

Secondo una recente norma, la legge n° 46 del 2022, la percentuale di trattenuta sindacale deve ammontare ad almeno lo 0,5% dello stipendio lordo. Nella maggior parte dei casi, spesso rappresenta circa l’1% o poco di meno. Inoltre, può variare in base al proprio livello professionale. Dall’imponibile sono però esclusi tutti gli incentivi, i rimborsi spese, gli straordinari, le indennità e altre voci variabili.

Per capire come si calcolano le trattenute sindacali, facciamo un esempio pratico. Prendiamo il caso di un’insegnante iscritta alla CISL con trattenuta sindacale dello 0,50%. Se la sua retribuzione base mensile ammonta a 1.700 euro, il contributo sarà pari a 8,5 euro per ogni mese. Quindi, considerando 13 mensilità, in un anno pagherà 110,50 euro.

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