Indennità di lavoro notturno

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Considerata la varietà e la complessità dell’attuale mondo lavorativo, alcune figure professionali sono tenute a prestare la loro attività ben oltre l’orario canonico dalle 9 alle 17. Per tutelare le persone chiamate a rendersi disponibili la sera o anche più tardi, in Italia esiste da tempo l’indennità di lavoro notturno. Ecco di cosa si tratta, a chi è dovuta e quali sono le tariffe per la maggiorazione notturna.

Come funziona l’indennità di lavoro notturno

L’indennità di lavoro notturno è un compenso aggiuntivo previsto per i lavoratori che prestano servizio durante la notte. In base al D.Lgs. dell’8 aprile 2003, l’arco temporale di riferimento è quello compreso tra le 24:00 e le 5:00, che può però variare leggermente in base al CCNL di categoria. 

Nella pratica, si tratta di un’aggiunta percentuale al normale salario, secondo alcune condizioni specifiche. Il dipendente deve infatti lavorare per almeno tre ore al giorno nella fascia oraria concordata (e per non più di otto ore) o per almeno 80 giorni all’anno. Nel caso di contratto part-time vengono poi applicate delle opportune rimodulazioni dell’orario.

Il datore di lavoro che ricorre frequentemente a questa modalità di organizzazione lavorativa deve assicurarsi che i turni siano ben distribuiti, senza un eccessivo carico solo su alcuni dipendenti. Oltre a fornire l’indennità per il lavoro notturno, l’azienda è inoltre tenuta a verificare periodicamente lo stato psicofisico del personale che lavora di notte.

A chi spetta l’indennità di lavoro notturno

Come anticipato, l’indennità di lavoro notturno spetta ai dipendenti che lavorano per almeno tre ore al giorno oppure 80 giorni all’anno nella fascia indicata. Si va quindi dagli operai turnisti delle grandi imprese produttive ai panettieri, passando per camerieri, baristi, medici, infermieri, custodi e tante altre figure professionali.

Tuttavia, ci sono delle categorie che non possono lavorare di notte, tra cui: 

  • minori di 18 anni;
  • donne in stato di gravidanza;
  • genitori con figli fino a tre anni;
  • padri o madri single con figli fino a 12 anni;
  • chi ha a proprio carico un soggetto disabile. 

Per eventuali altre categorie escluse bisogna consultare la contrattazione collettiva concordata per il proprio settore. La mancata esenzione dal lavoro notturno può portare a gravi sanzioni a carico del datore di lavoro.

A quanto ammonta la maggiorazione notturna

La percentuale di indennità per il lavoro notturno varia in base al contratto collettivo nazionale di lavoro applicato. Di norma, può essere del 10%, del 20% o del 30% in più rispetto al normale salario, ma non c’è una regola fissa.

Per fare un esempio pratico di calcolo dell’indennità di lavoro notturno, un dipendente metalmeccanico riceverà la maggiorazione notturna secondo questo schema:

  • +20% per il lavoro fino alle ore 22:00;
  • +30% per il lavoro oltre alle ore 22:00;
  • +60% per il lavoro notturno svolto in un periodo festivo.

Per ogni comparto esistono quindi condizioni diverse a cui fare riferimento. Citiamo brevemente anche il CCNL Terziario Commercio, che offre un’indennità di lavoro notturno pari al 15% dalle ore 22:00 alle ore 6:00, e il CCNL Turismo con la maggiorazione notturna del 25% sulla fascia dalle ore 24:00 alle ore 6:00.

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